Che fine ha fatto il PTOF? Ottobre è il mese che le scuole dedicano generalmente alla programmazione/progettazione, per cui, fatto il bilancio dell’anno scolastico precedente con la rendicontazione sociale e assegnati i docenti alle classi, ci si dedica a pianificare le attività di un nuovo anno scolastico. Il PTOF, piano triennale dell’offerta formativa, è il documento che meglio di altri identifica la vision che la singola scuola ha e la mission che, anche tramite l’atto di indirizzo del Dirigente, si pensa di perseguire al fine di caratterizzare la scuola nel contesto in cui essa insiste. La norma recita che il PTOF è il “documento fondamentale costitutivo dell’identita? culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche” grazie al quale si realizza il confronto e la partecipazione tra tutte le componenti scolastiche, il personale, le famiglie, gli studenti e le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti nel territorio”. Già l’art. 3 del DPR 275/1999, come novellato dall’art. 1, comma 14, della Legge 107/2015, aveva previsto la predisposizione del PTOF entro il mese di ottobre dell’anno precedente al triennio di riferimento, con possibilità di revisione annuale da parte delle istituzioni scolastiche. La Legge 107/2015 aveva previsto, inoltre, con il comma 17, la piena trasparenza e pubblicita? dei piani triennali dell’offerta formativa da parte delle istituzioni scolastiche, anche al fine di permettere agli studenti e alle famiglie una valutazione comparativa. L’anno scolastico 2023 è, quindi, un anno fondamentale per le scuole perché si pone come un ponte tra la progettazione del PTOF e quella del PNRR. Le scuole destinatarie dei fondi del PNRR sono così chiamate più di altre ad investire sul miglioramento, perché si sono “contraddistinte” nell’avere un numero consistente di studenti, il 70% circa, ad alto tasso di dispersione scolastica implicita (livelli 1-2 e 3)[1]. La dispersione scolastica implicita denota le difficoltà che gli alunni hanno nello sviluppare competenze chiave in italiano, matematica e lingua straniera. Le scarse competenze di base degli studenti sono un allarme per tutte le scuole e un rischio reale per l’intera collettività, in quanto il territorio si ritroverà cittadini che fanno sempre più fatica a comprendere ciò che leggono e per i quali esercitare la cittadinanza attiva sarà sempre meno segno di libertà individuale. Cosa prevede il Piano triennale dell’Offerta formativa (PTOF)? Con una nota del 25 settembre 2023, il ministero ha fornito alle istituzioni scolastiche indicazioni per l’aggiornamento annuale dei documenti strategici (Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano triennale dell’offerta formativa), raccomandando che l’aggiornamento dei documenti sia strettamente legato all’attuazione delle misure collegate alle riforme e alle linee di investimento del PNRR. Il PNRR impone quindi alle scuole un’azione più mirata e programmatica nelle scelte interne. Le attività didattiche devono essere funzionali all’ampliamento non solo supportando la progettazione del PNRR ma coinvolgendo tutto il Collegio docenti mediante azioni comunicative consapevoli e partecipate e ciò non si ottiene purtroppo solo con una semplice nota informativa. I progetti inseriti nel PTOF non sono dunque da considerarsi scelte optionali ma parti costitutive essenziali, essi contribuiscono a rendere chiara l’identità che la scuola si attribuisce nei confronti del territorio e delle famiglie. Se quindi la progettazione del PTOF ha come obiettivo principale raggiungere tutti gli studenti, dovrebbe apparire alquanto singolare se in alcune scuole finanziate anche per il PNRR, alcuni progetti del PTOF siano poco inclusivi, soprattutto quando è stabilito a monte che la partecipazione al progetto sarà indirizzata solo a quei studenti che all’atto della scelta dovranno impegnarsi al versamento di un contributo in denaro. Il problema non sta nel fatto che per partecipare ad alcuni progetti venga richiesto agli studenti di contribuire pagando il pullman o il biglietto di ingresso al teatro. Il problema credo che si possa definire a monte con una domanda: Cosa si intende per scuola di tutti perché scuola di ciascuno? Senza stare qui a scomodare Don Milani, si può ritenere che le opportunità che la scuola debba offrire siano rivolte a tutti gli studenti, soprattutto, a quelli più fragili e, quindi, c’è la necessità, da parte del corpo scolastico di comprendere i bisogni al fine di intervenire per scardinare meccanismi scolastici inefficaci. Una domanda potrebbe aiutare le scuole a fare una più attenta riflessione su qual è il significato di fidelizzare la partecipazione sempre degli stessi, quei pochi “fedeli” che assicurando la presenza garantiscono il successo del “quieto vivere”, sia che si tratti di docenti sia che si tratti di studenti? Il rischio sarebbe da parte delle istituzioni scolastiche di far arrivare alle famiglie un messaggio ambiguo e poco chiaro sotto il profilo culturale. Fattori quali, ascolto dei bisogni e progettazione più attenta al contesto sociale in cui gli studenti vivono, se analizzati, interpellano la scuola, l’istituzione scolastica, a cambiare “rotta” nel far assumere un ruolo più responsabile all’adulto, soprattutto, verso quel mondo adolescenziale che orbita sempre più ai margini dell’universo scuola. Ai ragazzi di oggi non interessa più la promozione, come obiettivo ultimo, perché la promozione si è logorata nel tempo, in fondo serve poco per essere promossi e poi ci sono sempre più famiglie, il nuovo sindacato degli studenti che negozia/contratta con le dirigenze. E se la promozione anno dopo anno è sempre più facile da ottenere, neanche il comportamento a scuola rappresenta più un grave problema per la sorte scolastica degli studenti, in quanto gli adolescenti cercano il riconoscimento nel gruppo di pari per cui il rispetto delle regole scolastiche si riduce il più delle volte ad un atto opportunistico che ad un reale momento di crescita consapevole. Che fine ha fatto, quindi, il PTOF ai tempi del PNRR? La norma recita che “per effettuare in maniera pertinente l’aggiornamento annuale del PTOF è opportuno che esso sia preceduto da una riflessione su quanto realizzato nell’anno scolastico precedente, descrivendo le attività svolte e i risultati intermedi e raggiunti, essendo la progettazione uno spazio di lavoro intenzionale e volontario”. Possiamo augurarci che la progettazione delle istituzioni scolastiche nel PTOF 2023/24 non sia solo l’ennesimo caso di soddisfazione del docente o di scarsa dimestichezza delle scuole a dotarsi di strumenti per monitorare il realistico sviluppo delle competenze dei propri studenti e che essa rispecchi quanto di profondamente culturale ci sia nella norma “far tesoro del passato per prevedere/progettare il futuro”. Credo che la scuola non possa più accontentarsi di ripetere stancamente vecchi cliché siano essi “i bei progetti” perché alla società servono risposte culturali e non azioni autoreferenziali. [1] I livelli 1 e 2 identificano un risultato non in linea con i traguardi previsti per il grado scolastico oggetto d’interesse, mentre il livello 3 rappresenta un esito della Prova adeguato ai traguardi di apprendimento previsti dalle Indicazioni nazionali, infine i livelli 4 e 5 rappresentano il raggiungimento dei risultati di apprendimento più elevati. Definizione dei livelli Invalsi costruiti su base OECD
http://www.educationduepuntozero.it/politiche-educative/che-fine-ha-fatto-il-ptof.shtml